Il sistema preventivo di don Bosco

Un maestro per l'educazione

Strenna del Rettor Maggiore don Egidio Viganò per l’anno 1995

Introduzione

Don Bosco fu essenzialmente un uomo di azione. Per molti anni i suoi collaboratori insistettero perché mettesse per iscritto le sue idee pedagogiche e solo nel 1877 (a 11 anni dalla sua morte), a malincuore, don Bosco scrisse sette paginette dal titolo Il sistema Preventivo nella educazione della gioventù.

La sua azione si svolge nel cuore di quello che fu definito il secolo pedagogico: certamente non si può collocare accanto ai grandi teorici della pedagogia (Comenio, Pestalozzi, Montessori, Rousseau, Froebel …), tuttavia meraviglia il fatto che la sua fama e i suoi metodi abbiano superato le tradizioni confessionali e nazionali, per essere accolti con simpatia e positivi apprezzamenti anche in ambienti non cristiani, in tutto il mondo.
Non è improbabile che fattori determinanti della vasta risonanza siano la modernità del sistema che accoglie tutto quanto di positivo offre la cultura e la civiltà di ogni contesto ambientale, l’umanità che rifiuta ciò che è rigido e legato a visioni riduttive e miopi …

Ma la grandezza sembra legata ad alcuni elementi caratteristici, che oggi troviamo diffusi in vari sistemi educativi, ma che ai tempi di don Bosco sapevano di vera innovazione.
Ne elenchiamo i principali:

1. Tutto il giovane

La pedagogia di don Bosco guarda al giovane nella sua interezza. Sono importanti i momenti di gioco e di svago (nelle case salesiane non può mancare lo sport, la ricreazione movimentata e chiassosa); viene favorito il protagonismo giovanile attraverso il teatro, la musica, l’animazione … Amate le cose che amano i giovani ripeteva ai suoi educatori.

Al giovane viene offerta la possibilità dello studio, dell’apprendimento di un mestiere con cui guadagnarsi la vita ed essere un onesto cittadino nel mondo.
E ancora, a don Bosco sta a cuore la salvezza dell’anima del giovane che incontra, per cui lo educa al senso cristiano dell’esistenza, gli offre la religione per una gioia più piena perché vi aspetto tutti in Paradiso.
Sintetizzava il tutto con tre parole, le tre S: salute, scienza, santità, che noi possiamo riscrivere dicendo: gli interessi umani, culturali e spirituali, armonicamente composti nella persona del giovane.

2. Ottimismo

Non ho mai conosciuto un giovane che non avesse in sé un punto accessibile al bene (= qualcosa di positivo), facendo leva sul quale ho ottenuto molto di più di quanto desideravo.

Don Bosco guardava al giovane con simpatia: Basta che siate giovani perché io vi ami assai. Si crea così tra educatore ed educando un canale comunicativo che permette col tempo la trasmissione di valori.
Un ottimismo realista che tiene conto del positivo presente in ogni giovane, che lavora educativamente perché si crei una personalità armonica (capace di coniugare in se stessa i valori della vita e quelli della fede), ma che sa anche di avere a che fare i conti con elementi inquinanti, provenienti dal cuore del soggetto e da cattivi influssi dell’educazione precedente e della società.
La ragione del suo Sistema è proprio questo dare fiducia alle forze di bene presenti nella persona e che l’educazione ha il compito di far crescere e maturare.

3. Fede nell’educazione

Don Bosco in tutto il suo lavoro tra i giovani fu sostenuto da un’idea sola: L’educazione può cambiare la storia!. E per questo ha speso la sua vita.
Dell’educatore scrive: E’ un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi.

L’educazione è quel processo interpersonale, lungo nel tempo, che ha come finalità la formazione di buoni cristiani e onesti cittadini.
Non si educa imprigionando la libertà, ma aiutando il giovane ad usarla bene e per questo occorre:

4. Vera prevenzione

Oggi questa parola è entrata nella mentalità e nella prassi comune. Meglio prevenire che curare dice un noto slogan. E così si sottolinea l’aspetto negativo, certamente presente nella prevenzione.
In termini educativi significa: evitare al giovane quelle esperienze negative che potrebbero compromettere seriamente la sua crescita, offrire gli strumenti per affrontare in forma autonoma la vita con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, creare un ambiente in cui i valori che si intendono trasmettere sono vissuti e comunicati con l’esempio.

C’è però un secondo senso legato alla parola prevenzione: non occorre solo prevenire il male (evitando in tal modo effetti devastanti nell’educando), ma anche il bene, facendolo emergere attraverso un percorso a tre livelli:

5. La centralità dell’amore nell’educazione

Si educa solo nella misura in cui si ama dicono oggi molti pedagogisti. Don Bosco aveva affermato: L’educazione è cosa di cuore. E ancora: La pratica di questo sistema è tutta poggiata sulle parole di san Paolo che dice: La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene tutto.

E don Bosco è convinto che solo Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui e di educare. Di qui l’importanza della religione nel suo sistema educativo. Educare è volere il vero bene del giovane e il primo passo è farselo amico, guadagnare il suo cuore.
In una lettera famosa di don Bosco, scritta ai Salesiani da Roma nel 1884, si legge: Chi sa di essere amato, ama; e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani. Non basta amare i giovani: occorre che loro si accorgano di essere amati.

Tanti anni prima aveva ricevuto, in un sogno, un consiglio prezioso: Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare il cuore dei giovani!. E’ un amore che sa di consacrazione: l’educatore è tutto consacrato al bene dei suoi alunni, quindi capace di dare loro tutto, anche la vita.

Conclusione

L’attualità di questo stile pedagogico che fa riferimento a don Bosco è sotto gli occhi di tutti, anzi sembra essere più urgente oggi di quanto lo fosse un secolo fa.

L’educazione è opera faticosa, dai tempi lunghi, con successi e fallimenti alterni; non ha ricette preconfezionate, perché deve fare i conti con l’irreperibilità di ogni persona. Si fonda sulla convinzione che il bene presente in ogni soggetto è un valore tale per cui vale la spesa dare la vita.

Il sistema preventivo nella educazione della gioventu'

Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni pensieri attorno al così detto Sistema Preventivo, che si suole usare nelle nostre case. Per mancanza di tempo non ho potuto finora appagare questo desiderio, e presentemente volendo stampar il regolamento che finora si è quasi sempre usato tradizionalmente, credo opportuno darne qui un cenno che però sarà come l’indice di un’operetta che vo preparando, se Dio mi darà tanto di vita da poterla terminare, e ciò unicamente per giovare alla difficile arte della giovanile educazione. Dirò adunque: in che cosa consiste il Sistema Preventivo, e perché debbasi preferire; sua pratica applicazione, e suoi vantaggi.

In che cosa consiste il Sistema Preventivo e perché debbasi preferire

Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d’uopo, il meritato castigo. In questo sistema le parole e l’aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni familiarità coi dipendenti.

Il direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare.
Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforma alle leggi e alle altre prescrizioni.

Diverso, e direi, opposto è il Sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.
Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontano gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni:

Applicazione del Sistema Preventivo

La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di san Paolo che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet: La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il Sistema Preventivo. Ragione e religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.

1. Il direttore pertanto deve essere tutto consacrato a’ suoi educandi, né mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo ufficio, anzi trovarsi sempre coi suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.

2. I maestri, i capi d’arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezioni od amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo può compromettere un istituto educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.

3. Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete – diceva il grande amico della gioventù san Filippo Neri, - a me basta che non facciate peccati.

4. La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo, da cui si vuole tenere lontana la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza dei santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’anima, come appunto sono i santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri con piacere e con frutto.

5. Si usi la massima sorveglianza per impedire che nell’Istituto siano introdotti compagni, libri o persone che facciano cattivi discorsi. La scelta d’un buon portinaio è un tesoro per una casa di educazione.

6. Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il direttore, o chi per esso, indirizzi alcune affettuose parole in pubblico dando qualche avviso, o consiglio intorno a cose da farsi o da evitarsi; e studi di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata nell’Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa è la chiave della moralità, del buon andamento e del buon successo dell’educazione.

7. Si tenga lontano come la peste l’opinione di taluno che vorrebbe differire la prima comunione ad un’età troppo inoltrata, quando è per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla santa comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all’età e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell’anima benedetta.

8. I catechismi raccomandano la frequente comunione, san Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la santa Messe faccia eziandio la comunione. Ma questa comunione non sia solo spirituale, ma bensì sacramentale, affinché si ricavi maggior frutto da questo augusto e divino Sacrificio.

Utilità del Sistema Preventivo

Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà che però restano diminuite, se l’educatore si mette con zelo all’opera sua. L’educatore è un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi.

Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che:

Una parola sui castighi

Che regola tenere nell’infliggere castighi? Dove è possibile, non si faccia mai uso di castighi; dove la necessità chiede la repressione, si ritenga quanto segue:

Se nelle nostre case si metterà in pratica questo sistema, io credo che potremo ottenere grandi vantaggi senza venire né alla sferza, né ad altri violenti castighi. Da circa quarant’anni tratto con la gioventù, e non mi ricordo d’aver usato castighi di sorta, e con l’aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio quello che semplicemente desideravo, e ciò da quegli stessi fanciulli, pei quali sembrava perduta la speranza di buona riuscita.

Per vivere oggi il Sistema Preventivo

Pensiamo alla famiglia in cui siamo inseriti, alla scuola che frequentiamo, alla parrocchia di cui facciamo parte … Come vivere in questa realtà uno stile educativo che abbia il Sistema Preventivo come punto di riferimento?
Tentiamo di riscrivere nell’oggi quanto un secolo fa don Bosco praticò e lasciò come preziosa eredità alla Famiglia Salesiana e alla Chiesa.
Parleremo di quattro dimensioni, quattro stili di presenza sotto le immagini di casa, scuola, parrocchia, cortile.

Ciascuna di queste dimensioni deve essere presente, perché l’educazione risulti efficace e armonica.

Vivere oggi lo stile educativo di don Bosco significa far in modo che la nostra famiglia, la nostra classe, il nostro gruppo ecclesiale, il nostro Oratorio sia o diventi casa.

1. Casa di accoglienza

Cioè:

2. Parrocchia che evangelizza

Cioè un ambiente:

3. Cortile dove vivere l’amicizia e l’allegria

Non si può pensare a don Bosco senza abbinarlo all’immagine di un cortile, dove i giovani hanno ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. Sport, musica, teatro sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità e alla sanità. Il pericolo è scindere queste realtà dal discorso educativo e formativo.

Nel cortile si vive lo spirito di famiglia distintivo dello spirito di don Bosco. La familiarità porta affetto e l’affetto porta confidenza. Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ricreazione con i giovani, diventa come fratello … I cuori si aprono e fanno conoscere il loro bisogno e palesano i loro difetti.

Il cortile è il luogo primario di educazione: si conoscono i ragazzi, si stringono nuove amicizie …

Il cortile è aperto al territorio in cui si trova, proprio perché è punto di incontro di tanti giovani, è attento ai loro problemi (lavoro, studio, divertimento, devianza …). E’ un modo di vivere la missionarietà.

4. Scuola che avvia alla vita

Anzitutto scuola, cioè ambiente in cui:

Che avvia alla vita, una scuola cioè che:

Tutto questo nella consapevolezza che non c’è scuola senza maestri, cioè non c’è servizio educativo senza testimonianza e presenza di modelli.